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Dalla tradizione rinascimentale: le ricette di bellezza di Caterina Sforza nella corte De’ Medici

Caterina SforzaIl manoscritto “Experimenti de la Exellentissima Signora Caterina da Furlj matre de lo Illuxtrissimo Signor Giovanni de Medici” è forse il ricettario più completo finora conosciuto sulla medicina e la cosmesi del XV secolo.
Il manoscritto comprende 454 ricette delle quali 358 riguardano la medicina, 30 la chimica e 66 la cosmesi che raccontano la cosmetica del tempo.

Fu Caterina Sforza (1463-1509), contessa di Imola e Forlì, a trascriverle: appassionata di rimedi curativi, amava disquisirne con scienziati, medici, speziali e anche fattucchiere.
Era solita fare esperimenti nella sua dimora di Forlì, in un laboratorio con calderoni e alambicchi.
Figlia illegittima di Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano, poi signora di Forlì e madre del capitano di ventura Giovanni Dalle Bande Nere, fu nota e ammiratissima in Italia per il suo coraggio e la sua cultura.
Era una donna di straordinaria bellezza e temperamento.

Otto figli, preoccupazioni economiche, problemi politici, guerre continue, non le impedirono, fatto insolito per una donna del suo tempo, di essere una studiosa di farmacia, di medicina, di chimica e profumeria.

La tenacia di Caterina Sforza

Nella sua vita tormentata, instabile ed anche piena di eccessi, la fiducia nell’arte farmaceutica e la sua pratica, furono un punto fermo. E la sua tenacia, il suo carattere volitivo ed inflessibile le furono senz’altro d’aiuto nel perseguire quei risultati scientifici ottimi che raggiunse.
A 21 anni ed incinta attraversò Roma a cavallo ed occupò col proprio esercito Castel Sant’Angelo in nome del marito Girolamo Riario.

Machiavelli racconta che quando, a 25 anni, fatta prigioniera si barricò nella rocca mentre i suoi 6 figli erano tenuti come ostaggi lei, per dimostrare che non cedeva a quel ricatto, si sollevò la gonna mostrando i genitali e disse: “Di figli posso farne altri”.

Il mistero: la Gioconda? Leonardo usava le sue ricette per tingersi i capelli?

Caterina Sforza - GiocondaPer molti studiosi l’enigmatica “Gioconda” di Leonardo è proprio il ritratto di questa potente nobildonna vissuta alla fine del ’400. Secondo molti fonti accreditate la ricetta “A fare capelli di tanè”, cioè come scurire i capelli con il mallo delle noci annotata da Leonardo nei suoi appunti sia un riferimento agli “Experimenti” che Caterina andava creando e raccogliendo. Dicono gli appunti di Leonardo: “A fare capelli di tanè, tolli noce e fa bollire in lasciva e con essa lasciva bagnia il pettine e poi pettina e asciuga al sole”.

Si legge negli “Experimenti”: “A fare la barba capelli et peli et la carne humana negra benissimo: piglia scorze de noce fresche galla impalpabile meloni salvatichi et pista inseme et lassa star un di o doi cusi poi metti alanbicco et stilla et con quella acqua bagnia dove voli che fara negro benissimo”.

Il manoscritto di Caterina Sforza

Caterina Sforza lavorò per ricercare rimedi che potessero curare tutte le infermità.

Raccolse le formule dei suoi esperimenti in un manoscritto scritto in italiano volgare, che, dopo la sua morte, passò al figlio Giovanni de’ Medici, detto delle Bande Nere.
Nel 1525 il conte Antonio Cuppano da Montefalco fece una copia del manoscritto, oggi conservata da un privato, giunta a noi col titolo “Experimenti de la Exellentissima Signora Caterina da Furlj matre de lo Illuxtrissimo Signor Giovanni de Medici“.

La ricetta più importante: l’anestetico

In molte ricette sono menzionate droghe usate ancor oggi in fitoterapia come il cardo mariano; vi si trovano anche scoperte importanti, come ad esempio quella dell’anestesia chirurgica, forse la più considerevole di tutto il libro (“A far dormire una persona per tal modo che porrai operare in chirurgia quel che vorrai e non ti sentirà et est probatum“).

La composizione che Caterina Sforza riporta verso la fine del 1400 è molto simile a quella di un anestetico, a base di oppio, di succo di more acerbe, di foglie di mandragola, di edera, di cicuta e altre piante, riportata su un manoscritto del nono secolo conservato nel Monastero di Montecassino e anche su di un libro di chirurgia uscito a Bologna nel 1265.

Nel manoscritto si trovano anche bizzarre ricette che lasciano in noi molti punti interrogativi, come quella per guarire ogni sorta di febbre (si dice fosse stata provata anche da Cosimo de’ Medici) a base di sterco di lupo seccato al sole, polverizzato e fatto bere all’infermo in brodo di carne.

Riguardo alla cosmesi

La dame del gelsominoQuanto alla cosmesi, leggendo il quaderno degli experimenti di Caterina, vien da pensare che in fondo i problemi estetici di cinquecento anni fa fossero gli stessi di oggi! Così troviamo formule abbronzanti, dimagranti, rassodanti, depilatorie nonché formule per tingere ed arricciare i capelli.

“La dama dei gelsomini” è un olio su tela in passato erroneamente attribuito a Leonardo da Vinci, e poi a Lorenzo d Credi (anch’egli allievo del Verrocchio insieme a Leonardo) oggi custodito nella Pinacoteca civica di Forlì. Il dipinto, datato tra il 1485 e il 1490 raffigura una giovane donna che molti identificano in Caterina Sforza.

Fonte: Università degli Studi di Padova


La ricetta da fare in studio (semplificata ed adattata ai giorni nostri): l’invenzione del tonico viso ringiovanente.

Acqua Celeste

La ricetta più celebre contenuta nel testo è senza dubbio l’Aqua celeste che: “è de tanta virtù che li vecchi fa devenir giovani et se fosse in età di 85 anni lo farà devenir de aparentia de anni 35, et de morto fa vivo”.

Caterina spiega come prepararla:
Piglia garofani, noce moscata, zenzero, pepe lungo, pepe rotondo, grani di ginepro, scorza di cetrangoli, foglie di salvia, di basilico, di rosmarino, di maggiorana fine et di menta, fior di samnbuco, rose bianche et rosse […] Che ogni cosa sia ben polverizzata metti in aqua vite. Metti in una bottiglia ben chiusa et lasciala doi giorni poi metti nel fornello coti alambicco et distilla cinque volte, con fuoco lento, uscirà un’aqua rarissima e preziosa”.

Indovina un po’? Non è nient’altro che un tonico, una sua invenzione, realizzato con erbe aromatiche, bacche, fiori e spezie come salvia, basilico, rosmarino, garofano, menta, noce moscata, sambuco, rose bianche e rosse, incenso e anice, efficace ancora ai giorni nostri!

Atre ricette da: Experimenti de la Exellentissima Signora Caterina da Furlj matre de lo Illuxtrissimo Signor Giovanni de Medici

Viso mani e pelle

Aqua a fare la faccia bianchissima et bella et lucente et colorita:
piglia chiara de ove et falla distillar in alambicco et con quella aqua lava la faccia che è perfectissiina a far bella et leva tutti li segni et cicatrici.

Contro la rosseza de viso per causa sole et crepature:
piglia cerusica (una biacca, usata nell’antichità come belletto, nda) et aqua de rosa et oleo violato ed incorpora insieme et mestica bene poi ogniti la faccia et è perfectissimma.

A levar le lentigine:
piglia galbano (pianta dal cui succo si traeva una droga medicamentosa) et mestica et fallo a modo de unguento et quando vai a dormire ognete la faccia et la matina lavate con aqua chiara.

Aqua a caciar via le macchie de volto:
piglia radice de serpentaria (pianta dalle cui radici si ricava un olio usato in medicina, nda) et tritela et cocila in vino poi cola e lavati la faccia cuti essa per fin che serai libero.

L’abbronzatura della pelle

Aqua a caciar el color palido de viso a fare colorito:
piglia radice di mira el sole (girasole) et radila et metila in bono vino che farà bonissimo colore et bello.

A fare la carne humana negra benissimo:
piglia scorze de noce fresche, meloni selvatici et pista insieme et lassa stare un di o doi poi metti in alambicco et stilla et con quella aqua bagnia dove voli che farà negro benissimo.

Le ricette per le mani

A guarir le mano crepate:
piglia succo de ortiga et un poco de sale et nzestica insieme bene et ognete le mano dove sonno crepate.

A fare le mano bianche:
piglia foglie et radice de ortiga et fa buire in a uaet cummi quel aqua lavate le mano et divemteranno bianche et morbide.

Per guarire porri e calli:
(la seguente ricetta è a base di cenere e acqua bollente, una miscela chiamata lissa o ranno, usata un tempo per fare il bucato in casa)
piglia lissa forte, mezzo bichiero, in el quale poni grani defromento et lassali stare per un di, poi pista la ditta grana a la quale agiongi polvere di hennodactiloruin et mnestica ad modo de unguento et de questo poni un poco sopra porri et calli et guarirai senza dolore

Per ringiovanire

Aqua celeste che fa regiovanire la persona, et de morto fa vivo:
pilglia garofani, noce moscata, zenzero, pepe lungo, pepe rotondo, grani di ginepro, scorza di cetrangoli, foglie di salvia, di basilico, di rosmarino, di maggiorana fine et di menta, fior di samnbuco, rose bianche et rosse (e altri 20 ingredienti, compresi fichi secchi uva passa e miele) Che ogni cosa sia ben polverizzata o pezzi metti in aqua vite (anche l’acquavite o grappa è spesso consigliata nelle ricette di Caterina). Metti in una bottiglia ben chiusa et lasciala doi giorni poi metti nel fornello coti alambicco et distilla cinque Volte, con fuoco lento, uscirà un’aqua rarissinma e preziosa.

Per curare gli occhi

A fare aqua de oclmi perfectissimna:
piglia aqua vida (acquavite) aqua rosada aqua de imuta aqua de finochi zucaro fino et mestica omnni cosa insieme etpoi mmzetti una goccia ne lo occhio.

Per gli occhi sono poi indicati:
un occhio di cornacchia, che portato appeso al collo a mo’ di ciondolo, sana ogni infermità degli occhi;
una radice di corniola, a condizione che sia stata cavata a luna crescente;
il polmone di montone o di pecora caldo, posto sull’occhio, leva il dolore;
il fiele di pernice e il sangue di anguilla viva levano il dolore agli occhi.

Dimagrire e rassodare

Per la demenution del corpo:
piglia triaca fina destemperata cum vino, confetionata cum zucaro rosato, che sia bolita et piglia in doi o tre mnatine mnezo bichiero per volta.

A fare le mammelle piccole et dure alle donne:
piglia zusvese, una scudella de succo, et dello aceto bianco più forte come puoi et comnponi lo succo con lo aceto, poi bagnia pezze di canavaccio in ditta aqua et poni sopra el petto et poni doi tazzette di vetiio sopra pezze che vadano sopra tecte, lega con una fascia longa, più stretto che poi, et cusì farai piccole dure et el petto bello, mentre fai questo la domina sia casta.

Per la depilazione del corpo

Era consigliato un depilatorio, chiamato rusma, usato ancor oggi nell’industria della concia delle pelli.
A far cader lo pelo cime non torni mai:
piglio calcina viva, orpimento, alume de rocco et spolverizza tutto benissimo poi impasto dove voli che caschmino et lassa stai tanto che dichii doi poter nostri poi lava.

Bocca, denti e capelli

A far li denti belli:
piglio cornetti di (apietti et pesto et fanne polvere et fa bollire in vino bianco fu quanto che consumi tutto il vino et rimane polvere et con quella fregati i denti e le gengive.

A far li denti bianchi:
piglio un maruio bianco, corallo bianco, osso di seppia, salgetnnma, incenso et mastice. Polverizza bene et metti detta polvere in un sacchetto di tela piccolo, frega i denti poi lava con buon vino et poi frega coli una pezza di panno scarlatto.

A fare odorare la bocca et el fiato:
piglio scorsa de cedro, noce moscata, garofoni et salvia. Fa polvere, incorpora con vino et fanne pallottole et pigliane prima ti el cibo et de poi del cibo.

I capelli

A far venir capelli de color castagnaccio se prima fossero bianchi:
piglio mela cruda et fanne aqua con alambicco de vetro a fuoco lento et bagna 4 o5 volte la settimana et veniranno eccellenti.

Olio a far capelli negri:
piglia una pignatta con doi once de aqua, tre once de calcina viva et once doi de litargirio et fai bollire sopra el foco sempre mesticando insino cime se incorpori a modo de unguento et de quello bagnia li capelli et involta dentorno uno fazzolo et lassa sciuggar et poi frega con mano che resteranno negrissimi et belli.

Aqua a far li capelli biondi:
piglia semenza de ortiga et falla bollire in la lissa cime fai con la tua cenere et lava et bellissimi.

A far venir li capelli rizzi:
piglia corna di castrone et brusali, fanne polvere, poi mestica con de lo olio comune, ognete bene lo capo con lo olio, in poche volte verranno rizzi (quale fantasticheria ritenere che le corna di montone, essendo ricurve, facessero diventare i capelli ricci).

A far nascere li capelli:
piglia grasso de talpa, miele crudo et mnestica et pista molto bene et fa unguento con el quale ongi dove voli che nasca peli o cappelli, cime senza dubbio nasceranno.

Curare spirito e corpo

A far guarire omne persona lunatica, fantastica et malenconica:
piglia nove chieri di aqua di nove mulini et piglia doi bicchieri di aqua spremuta da radice di nibbi et fa bollire et dalle da bere ogni mattino a digiuno per nove mattine et poi fa questa unzione: prendi grasso di maiale et terra et pesta insieme poi ungi il collo il petto e lo stommaco, et più volte, et sarai guarito.

A fugare gli spiriti et le ombre, et le fanctasie:
fai leggere sopra il capo il vangelo nove giorni. Incommmincia la prima domenica d’avvento et seguita tutti i vangeli fino all’ascensione fatta eccezione per il vangelo della domenica delle palme.
Fai fumo per nove sere con incenso, palma e cannella metti, mirra, ruta, zolfo, savina, radice di optimna, issopo e comodi cervo. Se bisognasse fa cime si legga anche la leggenda di Santa Margherita et il Breviario di San Crispino.

Il cardo

Caterina Sforza - ExperimentiGuarire col cardo: Virtù divine della aqua et luciva del cardo benedetto.
Chi mangia il cardo, dice la ricetta, guarisce tutti i mali di testa, cura l’udito, aguzza la memoria, guarisce dalle vertigini, cura il cervello e la vista, libera la milza, elimina il catarro e migliora le membra deboli dei paralitici. L’infuso di cardo, con vino rosso, guarisce ogni dolore del corpo ed espelle ogni impurità. Il distillato di cardo, bevuto la mattina digiuno, elimina i cattivi umori e conserva i buoni. Bere un decotto di cardo con vino bianco e coprirsi con panni caldi, guarisce ogni febbre. Bere la polvere di cardo con brodo o vino bianco caldo purifica la gola e lo stomaco, elimina il cattivo sangue e genera il buono, poi allarga il petto (?) e aguzza l’appetito. La polvere soltanto fa dormire, tiene il cuore allegro e poi mitiga il mestruo alle donne. Infine, masticando la radice del cardo fa bone gengive et boni denti

Una ricetta che merita attenzione, forse la più importate di tutto il libro di Caterina Sforza è quella dal titolo:

A far dormire una persona per tal modo che porrai operare in chirurgia quel che vorrai e non ti sentirà et est probatumn.
La composizione che Caterina riporta verso la fine del 1400 è molto simile a quella di un anestetico, a base di oppio, di succo di more acerbe, di foglie di mandragola, di edera, di cicuta e altre piante, riportata su un manoscritto del nono secolo conservato nel Monastero di Montecassino e anche su di un libro di chirurgia uscito a Bologna nel 1265.

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