La schiacciata con l’uva nera è uno di quei dolci che racchiudono in sé la forza della tradizione e la semplicità della cucina contadina. Un tempo, durante il periodo della vendemmia, non c’era casa toscana che non profumasse di questo pane dolce, povero negli ingredienti ma ricco di significati, perché legato alla festa e al raccolto.
È un piatto che nasce dall’arte di arrangiarsi con quello che c’era a disposizione: un po’ di pasta di pane avanzata e i grappoli d’uva appena colti, che bastavano a trasformare una merenda qualunque in un rito conviviale.
Di Lucia Cuffaro
Occorrente
- 500 g di impasto per pizza (già pronto o fatto in casa)
- 400-500 g di uva nera
- olio extravergine di oliva q.b.
Ancora oggi, prepararla significa portare in tavola non solo un dolce, ma un pezzo di memoria e di paesaggio, con il colore intenso dei chicchi che raccontano il sole di fine estate e i giorni frenetici della vendemmia.
Preparazione della Schiacciata pizza con uva nera
Per realizzarla serve davvero poco: circa mezzo chilo di impasto per pizza, fatto in casa o già pronto, mezzo chilo scarso di uva nera e un filo generoso di olio extravergine di oliva.
La preparazione è elementare ma non banale: basta stendere l’impasto in una teglia ben unta, senza tirarlo troppo sottile, lasciandolo alto almeno un centimetro per dare sostanza alla schiacciata. Poi si aggiunge l’uva, chicco dopo chicco, lavata e asciugata con cura, in modo che in cottura rilasci tutto il suo succo senza bagnare eccessivamente la pasta.
La magia avviene in forno, a 180 gradi per circa cinquanta minuti o poco più: il profumo che invade la cucina è quello dell’autunno, dolce e leggermente caramellato, con il succo dell’uva che impregna l’impasto e regala sfumature violacee al pane dorato.
Quando la superficie prende un bel colore ambrato e croccante, è il momento di spegnere il forno e attendere qualche minuto prima di tagliarla. La pazienza viene premiata: la schiacciata si compatta, diventa più facile da affettare e pronta ad essere condivisa in grandi fette rustiche.
Il risultato è un dolce che vive di contrasti: il bordo croccante che ricorda il pane appena sfornato, il cuore soffice che si scioglie al palato, i chicchi d’uva che diventano piccole gemme zuccherine e succose.
Non è un dolce elaborato né sofisticato, e forse proprio per questo è irresistibile: unisce la genuinità della campagna al piacere della convivialità. Mangiarla significa sentirsi parte di una storia collettiva, di una cultura che da secoli celebra la terra e i suoi frutti con semplicità.
Conservazione
Si mangia calda o fredda per 3-4 giorni conservandola in un panno di cotone o si può anche surgelare per massimo tre mesi.
Tradizione moderna
La schiacciata con l’uva nera è quindi molto più di una ricetta: è un ponte tra passato e presente, un’occasione per riscoprire il gusto delle cose autentiche. Basta un morso per ritrovare il sapore di un tempo in cui le merende non venivano dai pacchetti, ma dalle mani sapienti delle nonne e dall’abbondanza generosa dei campi.
E ogni volta che la si prepara, in casa torna l’eco di quelle antiche feste contadine, con il calore della famiglia e il profumo di vendemmia che avvolge ogni stanza.
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